BORESHA MAISHA – ALTERNATIVE DI VITA PER BAMBINI DI STRADA E MINORI
Dal 2017 a oggi, il progetto ha contribuito a registrare un notevole incremento nel numero degli accessi ai servizi sanitari, soprattutto in termini di autonomia dei beneficiari: attualmente molti vi si recano da soli o accompagnati da qualche amico (ex paziente della clinica). Grazie all’avvio dei servizi curativi a Pangani il trend degli accessi ai servizi è migliorato del 28% per i bambini al di sotto dei 5 anni di età, del 68% per i giovani tra i 10 e i 24 anni e del 90% per gli adulti. Durante le formazioni sul campo, le sessioni di educazione medica continuativa, le discussioni o le consulenze sui casi, lo staff della Clinica viene affiancato da quello del CCM e dai Community Health Volunteers (CHV volontari comunitari), garantendo così ottimi risultati. Un esempio? Le sessioni di primo soccorso che hanno trattato le modalità di comportamento di fronte a casi di rianimazione cardiopolmonare, bruciature, fratture e soffocamenti hanno coinvolto ben 80 CHV nel nuovo edificio della Clinica di Pangani.
Per quanto riguarda le sessioni sportive, è stato necessario il trasferimento in un altro campo da calcio a causa di problemi di sicurezza all’interno dello slum di Mlango Kubwa. Nonostante un primo momento di assenteismo, i 10 incontri svoltisi durante i mesi di settembre, ottobre e novembre, hanno coinvolto una media di 48 partecipanti a sessione. Anche l’accademia di calcio avviata ad aprile procede con ottimi risultati: il gruppo è coeso e i giovani si supportano l’un l’altro. Come tutte le attività sportive di Boresha Maisha, l’obiettivo dell’accademia si sviluppa su tre programmi: lo sviluppo tecnico-tattico dei calciatori, il rafforzamento delle competenze di vita di ciascun giocatore e lo sviluppo del lavoro di squadra. I giovani vengono messi in condizione di usufruire delle opportunità del territorio, sia lavorative che formative: due giovani hanno ottenuto un supporto scolastico da altre due organizzazioni e 4 rifugiati hanno partecipato a una formazione di più giorni di una terza organizzazione. Inoltre, un giovane rifugiato ha trovato lavoro… e senza l’ausilio di CCM! Alle giovani donne invece è stato riservato un percorso di sensibilizzazione sull’accesso al lavoro, l’accesso ai servizi sanitari e di lotta alle barriere culturali. Le attività in cui sono state coinvolte non erano solo di formazione sanitaria (primo soccorso, gastriti, dolori addominali e le loro conseguenze), ma anche sportive e mirate a generare reddito, come la preparazione dello yogurt, del sapone liquido e degli snack di sesamo.