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Accompagnamo la recensione di questo mese con un appuntamento da non perdere: don Luca Peyron  (direttore della Pastorale universitaria diocesana e regionale, coordinatore del Servizio per l’apostolato digitale. Teologo dell’Università Cattolica, già seminarista a Pino) presenta il suo libro nello scenario più appropriato e coinvolgente.

Sabato 18 maggio, ore 19,30, al PLANETARIO-infini-to di Pino Torinese, aperto al pubblico dalle ore 19,00.

La presentazione del libro sarà dalle ore 19,30 alle 20,30. L’evento è gratuito, ma per partecipare è necessario scaricare il biglietto d’ingresso (gratuito).  Parcheggio: via Osservatorio 20.

Per approfondimenti: https://www.planetarioditorino.it/it/la-bellezza-del-cielo-profondo/

Per prenotazioni: https://forms.gle/BCBbFoMwoHYXtY788 direttamente oppure rispondendo alla presente indicando nome e numero partecipanti.

Dopo la presentazione del libro di don Luca Peyron, sarà possibile visitare liberamente il Museo interattivo. La sfera del Planetario può ospitare al massimo 99 posti esauriti i quali non sarà possibile accedere alla sala. Invitiamo gli interessati a prenotarsi con sollecitudine.

11 Luca Peyron Cieli sereni

 

«Padre nostro che sei nei cieli…», così inizia la preghiera che ci ha insegnato Gesù, la nostra preghiera per eccellenza. Dove i cieli non rappresentano un luogo, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica, ma la maestà di Dio, la sua presenza nel cuore dei giusti. Eppure, quando preghi Dio, quando ne parli ai bambini, quando lo cerchi in qualche posto è quasi sempre al cielo che ti riferisci, è quasi sempre il cielo che indichi.

Gli amici dell’associazione Santa Maria del Pino ci hanno segnalato l’ultimo libro di don Luca Peyron e noi siamo ben contenti di consigliarne la lettura, perché è un libro che sa trascinarti facilmente in una bella storia d’amore, di passione e di riscoperta del firmamento e della fede.

Don Luca è un astrofilo veramente innamorato dello spazio. Lo esplora per lo più dal tetto della sua canonica, e con questo libro dimostra di saper coinvolgere anche i suoi lettori in questa sapiente esplorazione, ricca di stimoli e di riflessioni che conducono, o riconducono, continuamente al legame che ci lega a Cristo.

A cominciare dalla somiglianza dell’osservatorio astronomico con un monastero di clausura in cui è necessario escludere rumori e luci inutili per darsi a una contemplazione del qui e ora, per consegnarsi a una intimità che procura serenità, a una concentrazione che non è povertà, ma densità; per passare poi alla meraviglia del firmamento come spazio libero che ci è donato per vedere, capire, orientare la propria vita e il proprio cuore; per trovarci quando ci sentiamo perduti, per uscire dal grigio di una vita che ci appiattisce sempre di più sull’oggi, sul subito.

Il primo oggetto di osservazione di don Luca con il suo telescopio è la Luna, in quella che lui stesso definisce come la sua «prima vera emozione astronomica!» L’affascinante Luna dagli 8637 crateri, di cui almeno 5000 più grandi di 20 km di diametro, esito di collisioni con altri corpi celesti che si sono schiantati sulla sua superficie nel corso dei millenni; crateri che portano i nomi famosi di coloro che li hanno scoperti. E poi la luce, la luce che è relazione e dialogo. Quando l’Apollo 8 - prima missione umana a lasciare l’orbita della Terra, raggiungere e orbitare intorno alla Luna per poi tornare a casa - erano i giorni di Natale del 1968 e gli astronauti F. Borman, J. Lovell e W. Anders scelsero di leggere in diretta TV planetaria a tre voci le prime righe della Genesi: «Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre» (Gen 1,3). La luce ci porta a vedere dove a volte preferiremmo le tenebre che nascondono. Il Vangelo di Gesù è pieno di ciechi, ma anche il nostro tempo lo è: di ciechi con la vista, ma che non riescono a vedere, che non vogliono vedere.

Molto interessante è anche la vicenda provvidenziale che ha permesso a don Peyron di acquistare il suo secondo e più potente telescopio, con il quale riuscirà ad ammirare il pianeta secondo per dimensione solo a Giove e con una composizione chimica simile: Saturno, con la sua fascia di anelli distinti da Cassini nel 1671. A tal proposito le stesse parole dell’autore rendono molto bene l’entusiasmo di cui è capace ogni volta che si trova a scrutare il cielo. Siamo su un terrazzo a Bocca di Magra: «Mi piazzo e cerco “il Signore degli anelli” che sarebbe dovuto essere più o meno vicino a Venere, bella lucente e splendente sull’orizzonte. Il cuore batte forte, il profumo del mare arriva in tutta la sua pienezza e quello stropicciamento della sveglia all’alba si stira veloce nelle sensazioni che sto provando. Attorno c’è solo lo sciabordio delle onde e il rumore attutito di qualche rimorchiatore dell’altro capo della costa. Il cuore che batte, un uccello che stride. Punto, cerco, inseguo» [pag. 75].

È normale che tanta bellezza, tanta meraviglia tu la voglia catturare per poterla raccontare, ricordare e soprattutto condividere. Questa è la possibilità che ti offre l’astrofotografia, tecnica portentosa che però potrebbe diventare anche una trappola, anzi, come dice don Luca, una grande trappola. Infatti, perché fai una foto astronomica? Per tirartela, per competere con te stesso o per mostrare ad altri tutta la bellezza del cielo sopra di noi? È per lodare Dio o per costruire un grande monumento al tuo Ego? In tale tentazione don Luca vede presenti tutti i rischi del peccato originale. Per uscirne bisogna vivere questa possibilità come un bene, un dono da condividere con gli altri. Il grande guaio dell’umano è sempre quello di dimenticare Dio quando raggiunge la cima, scordando le sue origini. Non sei arrivato per primo, ma sei arrivato anche tu dove altri sono arrivati prima di te. Questo per te deve essere motivo di gioia perché conferma il tuo essere ingegnoso: «Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda». [Sal 139,14]

A pensarci bene questo libro, anche se non ha immagini da mostrare, si presenta proprio come un dono da condividere, una passione da trasmettere ai lettori per contagiarli almeno un poco, un viaggio da compiere nello spazio, magari per trovare - come si augura don Luca - Qualcuno ad attenderci.

11 Luca Peyron

 

Maggio 2024