Settembre… è tempo di… tornare… tornare alle cose di tutti i giorni, dopo un periodo di benedetto riposo (si spera). Cosa può esserci di più utile di un libro scritto per genitori ed educatori impegnati a scuola e in famiglia. in un compito così bello ma anche così arduo!? Ed eccolo! Un libro che vi invitiamo proprio di cuore a leggere e magari a discutere insieme.
Roberto Pellai è uno degli scrittori del momento. Medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Milano, autore di diversi libri, tradotti in 15 paesi, tiene la rubrica settimanale su Famiglia cristiana: Essere genitori. Oltre 150.000 follower su Facebook dove gestisce una pagina dedicata ai consigli sull’educazione.
Il titolo del libro riporta a una immagine immediata. Una pista da corsa con ostacoli e un allenatore che insegna ai ragazzi come affrontare la corsa, come saltare l’ostacolo, come riprendere fiato dopo un salto, come rialzarsi in caso di caduta e riprendere la corsa e quindi come arrivare in finale a tempo di record. Come educatori dovremmo saper fare SOLO questo in fondo!
La procuratrice dei minorenni Emma Avezzù, martedì 9 luglio in una intervista rilasciata a La Stampa, sosteneva che una delle cause del delinquere e della violenza presente tra i giovani, risiede nella loro incapacità di reggere la frustrazione. Lo psicoterapeuta Giulio Costa, su La Stampa del 17 agosto, definiva “bambini adultizzati” i preadolescenti e gli adolescenti a cui non vengono posti limiti, a cui i genitori vogliono offrire il massimo da tutti i punti di vista per evitare di vederli soffrire. Ma loro ovviamente soffrono e, incapaci di elaborare un lutto come la perdita di un affetto, usano la violenza come anestetico, come antidolorifico. Molti altri psicologi, tra i quali lo stesso Pellai, si dicono concordi nell’individuare una nuova incapacità degli adulti ad allenare i ragazzi all’accettazione dei limiti e delle sofferenze, esponendoli così al pericolo di soccombere davanti alle prime difficoltà. L’allenatore del volley femminile, medaglia d’oro alle Olimpiadi 2024, Julio Velasco, sostiene: “Non sono cambiati i giovani ma i genitori…immaginate un ragazzo con dei problemi a scuola cui i genitori dicono che non è lui il problema, ma gli insegnanti. Adulto, si troverà ad affrontare il mondo senza possedere anticorpi alla frustrazione (perché «io non ho sbagliato, io non ho commesso errori), e dare la colpa agli altri per lui diventerà ricorrente»).
È abbastanza insolito trovare persone qualificate a trattare con i giovani, seppure appartenenti a diversissimi ambiti di azione, pervenire a medesime conclusioni. Ciò sta a significare che il quadro della situazione del mondo giovanile che possediamo è chiaro e realistico (ovviamente senza voler generalizzare). E conseguentemente il mondo genitoriale dovrà imparare a interrogarsi più diligentemente e severamente. Pellai paragona il mestiere di genitore a quello dello scultore che, in un blocco informe di marmo bianco, prima di mettersi al lavoro già dovrebbe intuire ciò che poi le sue mani tradurranno in futura e definitiva opera unica. Il mestiere di genitore è sempre stato impegnativo, ma oggi, in questa società complessa e in gran parte sconosciuta, lo è diventato ancora di più. Che pensare ad esempio della presenza di influencers nel mondo dei nostri ragazzi? Chi sono? Chi li conosce? Eppure tanti giovani li seguono, ne condividono le idee, gli atteggiamenti, le mode.
Pellai nelle pagine di questo libro, mette in guardia gli educatori, li informa, li illumina, ma soprattutto individua almeno 10 consigli fondamentali da seguire per offrire una “buona educazione”, 10 regole da non disattendere se vogliamo fare dei nostri ragazzi giovani uomini/donne in gamba, fondati e non troppo fragili.
1 MANTENERE L’AUTOREVOLEZZA. L’adulto è l’adulto. Ci verrebbe più comodo essere sempre amabili con i nostri figli, scansare i conflitti, assecondare i loro desideri (spesso senza neppure distinguerli dai capricci), vederli sempre e solo felici. Ci verrebbe comodo, ma così non li aiuteremmo a crescere.
Come adulti dobbiamo capire che noi deteniamo il potere delle decisioni, siamo dispensatori di sì ma anche di no. Senza dei no, assolutamente necessari, priveremmo i nostri figli di due grandi competenze: la capacità di fidarsi di chi si pone come loro guida e quella di affrontare la frustrazione.
2. INVERTIRE LA ROTTA DEL TUTTO E SUBITO. Nell’immediato pare un vantaggio incredibile trovare un’offerta che ci permetta di scansare una prova scomoda, Ma nel medio e lungo termine il nostro cervello si troverà completamente impreparato a gestire le esperienze che non sono connotate da un elevato tasso di iperstimolazione. Tenere a bada giorno dopo giorno l’intolleranza alla noia e alla frustrazione con stimoli provenienti da un mondo che non si spegne mai, rende il nostro cervello incapace di adattarsi e di affrontare qualsiasi forma di frustrazione. Anna Lembke spiega benissimo questo meccanismo nel suo libro L’era della dopamina.
3. RIEMPIRE IL VUOTO INTERIORE, o del rischio di crescere senza Dio. I media riportano sempre più frequentemente azioni molto pericolose e trasgressive, se non persino rilevanti sul piano penale, compiute da preadolescenti e adolescenti. Pur sapendo che l’adolescenza è naturalmente l’età della trasgressione, Pellai, abituato a lavorare e a confrontarsi con i giovani, si dice colpito dalla dimensione di vuoto interiore in cui questi gesti sono potuti accadere. Ragazzi che hanno compiuto azioni gravissime senza mai porsi la domanda se ciò che stavano facendo appartenesse alla categoria del bene o del male: «Mi sembra che la crisi generazionale e il dolore che essa mette in scena siano dovuti alla mancanza di senso con cui si va incontro alla vita. C’è un vuoto interiore che non viene nutrito. È un vuoto relazionale (la solitudine), è un vuoto di rispecchiamento (lo sguardo dell’altro), è un vuoto di pensiero (manca l’allenamento alla riflessione e al pensiero critico). Ma in particolare mi sembra che stiamo crescendo i nostri figli dentro un vuoto che è soprattutto etico e morale».
E ancora: VIRTUALE NON È REALE, BASTA CON IL “ TUTTI CONTRO TUTTI”, NON È SEMPRE NECESSARIO ESSERE IL NUMERO UNO, LA VELOCITÀ È UN FALSO MITO, RITROVARE LA SENSIBILITÀ, DALL’IO AL NOI, VINCERE LA TENTAZIONE DEL POLITICALLY CORRECT (o del rischio di trasformare l’autorevolezza educativa in una ricerca di popolarità e consenso).
Libro ricco di esempi pratici e di riferimenti scientifici, esposti con grande chiarezza e semplicità. Siamo convinti che un educatore che lo abbia letto sia in grado di offrire una garanzia in più sulla sua affidabilità nel trattare il mondo giovanile, dipinto nel libro con grande modernità, sapienza e lucidità.
L’autore al termine del libro si augura di aver stimolato un dibattito e un dialogo tra le famiglie e negli ambiti educativi. Facciamo nostro questo augurio perché siamo convinti che mai come oggi l’educazione dei nostri bambini/ragazzi necessiti di un fronte comune di adulti che li sostenga, li accompagni e soprattutto li guidi e non li lasci soli.
Settembre 2024