Se la preghiera che Gesù ci ha insegnato comincia con “Padre nostro”, è ovvio che ci impegna a sentirci tutti fratelli. Ma il rapporto tra fratelli è spesso difficoltoso e il legame di sangue non è una condizione sufficiente per annullare queste difficoltà. Il più delle volte si tratta di un rapporto che passa attraverso fasi anche difficili da superare. Lo testimonia questo interessante libro scritto da un presbitero gesuita, nato a Nocera nel 1979, laureato in psicologia, dottore in Teologia Biblica e attualmente docente di Antico Testamento a Napoli, presso la Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Anselmo racconta ben nove rapporti tra fratelli e sorelle presenti nell’Antico Testamento (dal Genesi con Caino e Abele, a II Samuele con la vendetta meditata e ben architettata di Assalonne nei confronti di Amnon).

26 Fratelli e sorelle nei racconti delllAT Vincenzo Anselmo

 

Gli schemi di questi complicati rapporti lasciano il lettore stupefatto per quanto paiono ripetersi identici nelle varie generazioni, fino anche ai tempi nostri. Invidie, predilezioni di genitori per un figlio (Rebecca per Giacobbe; Giacobbe per Giuseppe) che scatenano le invidie degli altri fratelli, sotterfugi e inganni (Giacobbe a danno di Esaù), piccole o grandi vendette, odio e amore (i figli di Davide), alleanze mutevoli a seconda delle convenienze e del potere, madri surrogate per l’urgenza di fare figli e permettere discendenze (Sara e Rachele), amori violati, giovani donne violentate (Dina e Tamar).

Giustamente l’incontro con Dio non avviene mai in una realtà astratta ed eterea, ma nella vita vera, tra le vicende degli uomini e delle donne che, per incontrare Dio, devono saper emergere dalle ceneri dei loro disastri affettivi.

Il rapporto paradigma nella Bibbia di questi sofferti rapporti di fratellanza è senza dubbio il primo, quello tra Caino e Abele. Caino, geloso del fratello prediletto da Dio, arriva ad ucciderlo. Non riesce ad esprimere a parole la propria affettività, non sa dialogare con Abele e lascia che tra di loro, al posto della parola, domini un silenzio assordante che esplode nella violenza. «Riuscirà Caino a domare l’animale che è alla sua porta? Caino è posto davanti a due scelte ugualmente possibili: il bene e il male» [Pag.18].

Sceglierà il male e non saprà prendersene la responsabilità. Quando Dio gli chiederà: «Dov’è Abele, tuo fratello? - egli risponderà - Non lo so. Sono forse io il guardiano di mio fratello?» (Gen 4,9). Sostiene l’autore: «Nella Bibbia sono presenti due tipi di casualità: quella divina e quella umana. Pertanto, gli eventi sono il risultato sia dell’azione di Dio in quanto Signore della storia, sia dell’iniziativa umana» [Pag.116]. In seguito Caino si pentirà del male fatto e, al suo riconoscersi colpevole, il Signore avrà modo di intervenire per proteggerlo: «Chiunque ucciderà Caino, subirà la vendetta sette volte!» (Gen 4,15).

Il prezzo della nostra libertà consiste nel poter rispondere agli eventi come meglio crediamo, certo Dio ci chiede di rispondere con il bene.

Vincenzo Anselmo, grazie alle sue conoscenze psicologiche oltre che bibliche, esamina il testo sia dal punto di vista narrativo che psicologico, offrendoci un quadro profondo delle dinamiche che guidano i rapporti dei protagonisti, di quanto avviene nel loro animo, permettendo al lettore tanti e tanti punti di identificazione e momenti di riflessione.

Con parole bellissime, delle quali dovremmo fare tesoro, soprattutto quando fatichiamo a pensare di avere davanti un fratello e non uno straniero da cui difenderci, Anselmo definisce la fratellanza: «Nella Bibbia la fraternità non è un mero legame biologico o un’irenica convivenza, ma è soprattutto un orizzonte di possibilità che si colloca davanti al lettore, il quale, come Caino viene invitato a scendere dentro di sé riconoscendo le proprie resistenze di fronte all’altro, per uscire dal proprio egocentrismo e aprirsi al fratello o alla sorella che gli sta di fronte» [Pag.24].

26 Vincenzo Anselmo

Agosto 2025