Il titolo del libro che proponiamo questo mese, rivela, almeno in parte, il suo filo conduttore. Chi si alza all’alba per andare a lavorare, di solito, compie un lavoro di “fatica” e infatti Calabresi presenta una quindicina di storie che parlano di vite abbastanza faticose, in cui però la fatica si mescola alla soddisfazione, alla vocazione, alla scelta, alla determinazione.

29 Alzarsi allalba Mario Calabresi

 

Pino, il bambino ingestibile che diventa un bravissimo cardiochirurgo. Veronica, la ragazza in carrozzina dopo mesi di ospedale per una meningite batterica fulminante; il padre decide di iscriverla alla maratona di New York, dal Palazzo di vetro dell’ONU a Central Park; gli amici spingono la sua carrozzina durante il percorso, ma lei, poco prima del traguardo, si alza in piedi e compie gli ultimi metri sulle sue gambe facendo piangere tutti: «Quello è stato il momento in cui ho ripreso in mano la mia vita» [Pag.19].

Elia, un ragazzo di 23 anni che per non perdere la tradizione di famiglia, torna a fare il pescatore di acciughe, aggiungendo alla storia antica del mestiere, nuove esplorazioni e nuovi studi.

Calabresi, giornalista molto conosciuto, che spesso incontra i giovani nelle scuole, scrive: «Chiudo ogni incontro con i ragazzi con l’augurio di fare fatica, convinto che la fatica sia l’antidoto a un tempo in cui tutto è frammentato, in cui spesso è difficile trovare un senso e una direzione. Allora, sono convinto che la fatica, intesa non come sofferenza – di quella ne abbiamo già troppa - ma come determinazione, passione, costanza, sia un’ancora di salvezza» [Pag.47].

Benedetta, esempio lampante di come i cammini complicati, difficili, accidentati, sono quelli che insegnano più cose e fanno crescere più in fretta. Nata con l’anca lussata, operata a 10 mesi e ingessata fino alla vita per cinque mesi, a 18 mesi la portano in piscina per volere dei medici che le prescrivono tantissima fisioterapia e nuoto. Non vogliamo svelare qui i risultati raggiunti da questa splendida ragazza, oggi ventenne, per non togliere al lettore il piacere di assaporarli da sé.

Calabresi racconta poi di una laurea che non conosce disoccupati. Lo scopre visitando la scuola di restauro, accompagnato da Sara Abram, storica dell’arte nonché segretario generale del Centro conservazione e restauro La Venaria Reale: «Il restauratore impara subito molti significati del concetto di fatica, fin dalle operazioni più semplici…» [Pag.100].

L’autore, nel suo raccontare, tocca mondi diversi, interessa, incuriosisce, informa, stupisce. E sa farlo appassionando. Come quando racconta l’intervista con la signora Marisa, ultraottantenne che nella vita ha solo e sempre lavorato con gioia e abnegazione dietro il banco, a servire porzioni di focaccia al formaggio o fette di torta pasqualina.

«La signora Marisa continua a parlare, mi emoziona ascoltarla, non c’è quasi bisogno che le faccia domande; ho atteso anni prima di chiederle di raccontarmi e sembra quasi che lei non aspettasse altro che condividere la sua vita…» [Pag.94].

Calabresi ama sentir raccontare giovani e anziani, con esperienza oppure con grandi sogni da realizzare. Dalle sue pagine trapela un grande amore per le vite degli altri che, a guardar bene, rispecchia l’amore per la vita in generale. Pensiamo che leggere i suoi libri faccia bene al cuore.

29 Mario Calabresi

Novembre 2025