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08 Enzo Bianchi Dove va la Chiesa

 

La risposta alla domanda titolo di questo libro si trova già nelle sue prime pagine. Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose di cui è rimasto Priore sino al 2017, autore del saggio, ci ricorda che la Chiesa percorre una via, che è Gesù Cristo. Il cristianesimo non è un’etica, una dottrina, una spiritualità, ma è un cammino il cui punto di partenza è il Vangelo di Cristo.

Occorre pensare e vivere il cristianesimo come ancora inadempiuto e la Chiesa aperta al futuro, al nuovo, al non preventivato e al non prevedibile. Non dobbiamo diventare cristiani del campanile, quelli che al Vangelo preferiscono la tradizione culturale o l’identità cattolica.

Da questa verità è ovvio che discendano quelle che Enzo Bianchi definisce urgenze: capacità di Ascolto (della Parola di Dio, dei fratelli e delle sorelle, dell’umanità di cui facciamo parte). Capacità di Accoglienza, non solo nella carità verso lo straniero, ma nella vita ecclesiale e nella liturgia: «La Chiesa non deve solo dare ospitalità ma cercare e chiedere ospitalità, offrendo la sua presenza gratuita come un dono in mezzo agli uomini e alle donne non cristiani, al cuore di questo mondo indifferente. Le nostre comunità, peraltro attive nella carità, restano ancora troppo delimitate e chiuse, comunità di cattolici praticanti con tentazioni esclusiviste». [pag. 32]

Capacità di assumere una Dimensione Ecumenica, una unità in Cristo che, secondo Bianchi, ultimamente si è un po’ persa. La Chiesa, che nasce a Pentecoste, è per sua natura dialogica e quindi capace di dialogo con le diverse culture e genti della terra a cui è inviata, ma spesso, invece del dialogo abbiamo praticato l’esclusione, invece dell’ascolto delle differenze la condanna, invece della comprensione e della tolleranza, addirittura la persecuzione.

Il Concilio Vaticano II ha segnato una grande svolta in questa mentalità che non sempre o non ancora i cristiani sanno cogliere pienamente: la Chiesa non è una piramide gerarchica ma è Comunione, è camminare insieme nella storia, è leggere insieme i segni dei tempi in cui vivere al meglio il Vangelo. Enzo Bianchi riporta le parole che amava ripetere papa Giovanni: «Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che lo comprendiamo meglio». Oggi comprendiamo il Vangelo meglio di ieri, e proprio per questo è più grande il nostro debito verso gli uomini e le donne del nostro tempo.

Enzo Bianchi definisce poi quali sono gli strumenti per compiere al meglio il cammino come Chiesa: un maggior Ascolto della Parola di Dio. Non basta la liturgia domenicale, è necessaria un’assiduità personale con la Parola di Dio (lettura o lectio divina al di fuori del contesto liturgico). Nell’Evangelii gaudium papa Francesco ha dedicato all’Omelia una parte molto ampia e Bianchi ne sottolinea soprattutto due aspetti: il primato della Parola e il primato dell’ascolto concreto e quotidiano, sia della comunità cristiana, che definisce “profetica”, capace di sensus fidei, sia dell’umanità che attende una parola in grado di rendere sensata la vita di ciascuno.

La Liturgia è anche uno strumento che, se ben gestito, permette ai cristiani di camminare insieme, di “fare chiesa”. Ascolto, silenzio, parola, canto, meditazione sono le sue parti essenziali, ma anche la liturgia deve essere segno di fraternità, di condivisione, di antidoto alla solitudine.

Oggi si parla tanto di crisi della maternità e della paternità ma, secondo Enzo Bianchi, dovremmo parlare piuttosto di crisi della Fraternità, e la fraternità non si costruisce con una legge, non è una situazione naturale, ma va costruita umanamente giorno per giorno. «La fraternità nasce da una decisione personale come fondamento e ragione per una necessaria fiducia nella convivenza; fraternità come solidarietà tra membri di una convivenza in vista del bene comune; fraternità come incessante ricostruzione di ponti, di riconciliazioni religiose, culturali ed etniche». [pag. 73]

La comprensione della Chiesa come fraternità, secondo l’autore, è andata perdendosi dopo il IV secolo e oggi, se da un lato si sente l’esigenza di riscoprirne il valore, dall’altro la mondanità impedisce l’ascolto delle parole di Gesù, preferendo a esse i valori giudicati tradizionali.

Il saggio tratta quindi della crisi vocazionale, della delusione vissuta dai preti e dalle suore del nostro tempo, della mancanza di testimoni di fede nelle famiglie, della capacità o meno della Chiesa di vivere la Missionarietà, ma anche delle attese dei giovani e dell’importanza della Sinodalità. Comunque la si pensi, questo libro andrebbe letto anche semplicemente per i mille spunti di riflessione che offre.

Per concludere ci piace riportare le parole di Enzo Bianchi a conclusione del suo bel saggio che speriamo leggano in molti, cristiani e non. Parole dure, che spiazzano, ma che interrogano: «La Chiesa c’è ma va cercata altrove: per trovarla occorre far parte di una comunità, di un popolo che tenta di vivere la fraternità e quindi occorre aver abbandonato i piani alti, le corti e le curie, ed essere estranei al chiacchiericcio ecclesiastico che è pieno di rancore e di calunnia. C’è più fede nel ragazzo in carrozzella che dice che gli piace Gesù rispetto all’ecclesiastico che recita formule di fede senza mai provare un sentimento per il Signore». [pag. 182]

 

08 Enzo Bianchi

 

 

Febbraio 2024