Maggio, il mese di Maria
preghiamo con Maria
A partire dal 1 maggio ci troveremo
alle ore 21
nella cappella di strada san Felice
per la preghiera del rosario.
La festa della cappella di san Felice sarà domenica 9 giugno con la santa Messa alle ore 9:30.
Progetto Adottiamo il campanile
La torre campanaria, edificata all’inizio del XVIII secolo, risulta notevolmente aggredita da funghi, agenti atmosferici e muffe le quali, nel corso degli anni, hanno provocato danni agli intonaci, alle faldalerie e ai marcapiani. Numerose sono infatti le infiltrazioni con dannose conseguenze anche alle parti interne e alle scale che conducono alla cella campanaria.
Diversamente dai precedenti lavori che venivano svolti con il tradizionale ponteggio, grazie alla attenzione di don Mimmo, questa ristrutturazione avviene con il restauro acrobatico evitando l’installazione del ponteggio ancorato sui tetti circostanti con i conseguenti prevedibili danni alla copertura.
Pertanto non vedremo i restauratori lavorare in modo tradizionale ma potremo ammirare questi acrobati che saltelleranno appesi a corde ben ancorate alla struttura eseguendo comunque i lavori a regola d’arte.
All’uopo saranno installati tre punti di osservazione per verificare l’avanzamento dei lavori, precisamente:
- un ulteriore cartellone corredato dalle foto dei lavori sarà fissato nello spazio adiacente alle scalette di collegamento in piazza del Municipio.
Perché donare? Per la nostra responsabilità di conservare nel migliore dei modi il patrimonio storico e artistico più importante di Pino Torinese e poterlo tramandare alle generazioni future nel migliore dei modi.
Con la donazione di una somma responsabile, con un minimo di euro 50,00, in segno di riconoscenza, il tuo nome o quello della tua famiglia, verrà inciso su una targa che ricorderà nel tempo i benefattori.
Perché sia deducibile dalla dichiarazione dei redditi, con un risparmio del 35%, il versamento deve essere eseguito con bonifico (bancario o postale) oppure a mezzo assegno.
L’IBAN è il seguente: IT 05 S 0306909606100000114261 – INTESASANPAOLO.
Si raccomanda di scrivere nella causale “Erogazione liberale per il campanile”. Inoltre è necessario che ci venga comunicato il nome da incidere e un recapito mail o cellulare.Si precisa che la quietanza del bonifico è già titolo valido per la detrazione fiscale.
18 maggio 2024. Padre Dalmonego narra il popolo YANOMAMI
Sabato 18 maggio alle 15,30 a Torino in Via Cialdini 4, ci sarà un incontro tutto speciale con Padre Corrado Dalmonego, Missionario della Consolata e Antropologo, cui la nostra Parrocchia ha generosamente destinato una quota della Quaresima di fraternità di quest'anno.
Il titolo dell'incontro dice tutto: YANOMAMI: ANCORA SIAMO VIVI. Dalla violenza totale alle azioni di emergenza.
Cieli sereni. Trovare Cristo seguendo le stelle (e con l'uso di un telescopio) - LUCA PEYRON
Accompagnamo la recensione di questo mese con un appuntamento da non perdere: don Luca Peyron (direttore della Pastorale universitaria diocesana e regionale, coordinatore del Servizio per l’apostolato digitale. Teologo dell’Università Cattolica, già seminarista a Pino) presenta il suo libro nello scenario più appropriato e coinvolgente.
Sabato 18 maggio, ore 19,30, al PLANETARIO-infini-to di Pino Torinese, aperto al pubblico dalle ore 19,00.
La presentazione del libro sarà dalle ore 19,30 alle 20,30. L’evento è gratuito, ma per partecipare è necessario scaricare il biglietto d’ingresso (gratuito). Parcheggio: via Osservatorio 20.
Per approfondimenti: https://www.planetarioditorino.it/it/la-bellezza-del-cielo-profondo/
Per prenotazioni: https://forms.gle/BCBbFoMwoHYXtY788 direttamente oppure rispondendo alla presente indicando nome e numero partecipanti.
Dopo la presentazione del libro di don Luca Peyron, sarà possibile visitare liberamente il Museo interattivo. La sfera del Planetario può ospitare al massimo 99 posti esauriti i quali non sarà possibile accedere alla sala. Invitiamo gli interessati a prenotarsi con sollecitudine.
«Padre nostro che sei nei cieli…», così inizia la preghiera che ci ha insegnato Gesù, la nostra preghiera per eccellenza. Dove i cieli non rappresentano un luogo, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica, ma la maestà di Dio, la sua presenza nel cuore dei giusti. Eppure, quando preghi Dio, quando ne parli ai bambini, quando lo cerchi in qualche posto è quasi sempre al cielo che ti riferisci, è quasi sempre il cielo che indichi.
Gli amici dell’associazione Santa Maria del Pino ci hanno segnalato l’ultimo libro di don Luca Peyron e noi siamo ben contenti di consigliarne la lettura, perché è un libro che sa trascinarti facilmente in una bella storia d’amore, di passione e di riscoperta del firmamento e della fede.
Don Luca è un astrofilo veramente innamorato dello spazio. Lo esplora per lo più dal tetto della sua canonica, e con questo libro dimostra di saper coinvolgere anche i suoi lettori in questa sapiente esplorazione, ricca di stimoli e di riflessioni che conducono, o riconducono, continuamente al legame che ci lega a Cristo.
A cominciare dalla somiglianza dell’osservatorio astronomico con un monastero di clausura in cui è necessario escludere rumori e luci inutili per darsi a una contemplazione del qui e ora, per consegnarsi a una intimità che procura serenità, a una concentrazione che non è povertà, ma densità; per passare poi alla meraviglia del firmamento come spazio libero che ci è donato per vedere, capire, orientare la propria vita e il proprio cuore; per trovarci quando ci sentiamo perduti, per uscire dal grigio di una vita che ci appiattisce sempre di più sull’oggi, sul subito.
Il primo oggetto di osservazione di don Luca con il suo telescopio è la Luna, in quella che lui stesso definisce come la sua «prima vera emozione astronomica!» L’affascinante Luna dagli 8637 crateri, di cui almeno 5000 più grandi di 20 km di diametro, esito di collisioni con altri corpi celesti che si sono schiantati sulla sua superficie nel corso dei millenni; crateri che portano i nomi famosi di coloro che li hanno scoperti. E poi la luce, la luce che è relazione e dialogo. Quando l’Apollo 8 - prima missione umana a lasciare l’orbita della Terra, raggiungere e orbitare intorno alla Luna per poi tornare a casa - erano i giorni di Natale del 1968 e gli astronauti F. Borman, J. Lovell e W. Anders scelsero di leggere in diretta TV planetaria a tre voci le prime righe della Genesi: «Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre» (Gen 1,3). La luce ci porta a vedere dove a volte preferiremmo le tenebre che nascondono. Il Vangelo di Gesù è pieno di ciechi, ma anche il nostro tempo lo è: di ciechi con la vista, ma che non riescono a vedere, che non vogliono vedere.
Molto interessante è anche la vicenda provvidenziale che ha permesso a don Peyron di acquistare il suo secondo e più potente telescopio, con il quale riuscirà ad ammirare il pianeta secondo per dimensione solo a Giove e con una composizione chimica simile: Saturno, con la sua fascia di anelli distinti da Cassini nel 1671. A tal proposito le stesse parole dell’autore rendono molto bene l’entusiasmo di cui è capace ogni volta che si trova a scrutare il cielo. Siamo su un terrazzo a Bocca di Magra: «Mi piazzo e cerco “il Signore degli anelli” che sarebbe dovuto essere più o meno vicino a Venere, bella lucente e splendente sull’orizzonte. Il cuore batte forte, il profumo del mare arriva in tutta la sua pienezza e quello stropicciamento della sveglia all’alba si stira veloce nelle sensazioni che sto provando. Attorno c’è solo lo sciabordio delle onde e il rumore attutito di qualche rimorchiatore dell’altro capo della costa. Il cuore che batte, un uccello che stride. Punto, cerco, inseguo» [pag. 75].
È normale che tanta bellezza, tanta meraviglia tu la voglia catturare per poterla raccontare, ricordare e soprattutto condividere. Questa è la possibilità che ti offre l’astrofotografia, tecnica portentosa che però potrebbe diventare anche una trappola, anzi, come dice don Luca, una grande trappola. Infatti, perché fai una foto astronomica? Per tirartela, per competere con te stesso o per mostrare ad altri tutta la bellezza del cielo sopra di noi? È per lodare Dio o per costruire un grande monumento al tuo Ego? In tale tentazione don Luca vede presenti tutti i rischi del peccato originale. Per uscirne bisogna vivere questa possibilità come un bene, un dono da condividere con gli altri. Il grande guaio dell’umano è sempre quello di dimenticare Dio quando raggiunge la cima, scordando le sue origini. Non sei arrivato per primo, ma sei arrivato anche tu dove altri sono arrivati prima di te. Questo per te deve essere motivo di gioia perché conferma il tuo essere ingegnoso: «Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda». [Sal 139,14]
A pensarci bene questo libro, anche se non ha immagini da mostrare, si presenta proprio come un dono da condividere, una passione da trasmettere ai lettori per contagiarli almeno un poco, un viaggio da compiere nello spazio, magari per trovare - come si augura don Luca - Qualcuno ad attenderci.
Maggio 2024
La legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi - Massimo Recalcati
Se dovessimo definire sinteticamente questo libro diremmo: affascinante. Affascinante nella tesi che sostiene, ma anche nella sua stesura così ricca di riferimenti e di legami con altri autori e altre scienze.
Si è sempre pensato alla psicoanalisi come a una scienza atea, totalmente estranea alle religioni che, anzi, venivano da essa definite come costruzioni della mente umana per rendere più digeribile il dolore dell’esistenza. Massimo Recalcati, psicanalista tra i più noti in Italia, fondatore nel 2003 di Jonas Onlus (centro di clinica psicanalitica per i nuovi sintomi), autore di diversi testi, approfondendo le Sacre Scritture vi trova invece la presenza di grandi temi ereditati dalla psicanalisi. Ed ecco una nuova tesi: la psicoanalisi non soltanto non è estranea alla Bibbia ma presenta radici bibliche, radici nei miti biblici.
Il libro della Bibbia più indagato dallo scrittore è senza dubbio il libro della Genesi. Il dono della parola come ciò che costituisce la realtà, ovvero il nesso tra la parola e la sua potenza creatrice, rappresenta il primo grande tema biblico che si travasa nell’esperienza psicanalitica. Il Dio biblico si realizza pienamente nelle parole (così determinanti anche nel rapporto psicanalitico) con le quali crea il mondo e le creature. In seguito, il mito della costola perduta da Adamo per creare Eva come mito dell’origine del desiderio umano come ricerca nell’altro della parte più irraggiungibile di se stessi. Il mito del serpente che seduce con la promessa di far diventare l’uomo come Dio, di divinizzarlo. Il mito di Caino e Abele esperienza primaria dell’odio. L’uomo NON nato buono ma vittima di violenza e di invidia. E ancora il diluvio dei tempi di Noè, mandato da Dio non tanto per punire la malvagità degli uomini, quanto come ancora di salvezza per ricreare l’Alleanza perduta.
Mai tutto è morto, mai tutto viene distrutto da Dio. Sodoma e Gomorra sono esempi di come la furia di Dio non sia mai cieca: «La legge divina arretra, fa spazio all’eccezione, non è mai cieca, non agisce sulle vite umane come una sentenza senza possibilità di appello. È questo uno dei grandi temi che attraversa tutta la narrazione biblica e che non è per nulla estraneo alla psicoanalisi: come far esistere una legge che non si limiti ad esercitare la sanzione cruenta, il castigo necessario, ma che sia luogo di grazia e di possibilità di ricominciamento?» [pagg. 90-91].
Altro grande tema che la psicoanalisi eredita dal testo biblico è quello della verità che non può essere separata dalla responsabilità. Dio che chiede ad Abramo di sacrificargli il figlio Isacco inchioda Abramo; egli non fa esperienza di libertà ma dell’impossibilità di sottrarsi alla sua responsabilità. Abramo è l’uomo che, contrariamente alle due generazioni precedenti che hanno dimenticato Dio, sa rispondere alla chiamata di Dio, si apre alla trascendenza dell’Altro.
Non meno affascinante è la tesi di Recalcati su Giobbe e sul tema del senso dell’esistenza e soprattutto del senso della sofferenza nell’esistenza: «La scena che domina il libro di Giobbe è quella di un abbandono: l’uomo retto e giusto, timorato di Dio, viene lasciato cadere, rotola nella polvere e nella cenere e il suo corpo viene ricoperto di piaghe. La notte di Giobbe assomiglia a quella di Gesù nel Getsemani: il Padre non si cura del Figlio, non lo tutela, lo lascia nella solitudine più assoluta, il suo silenzio appare scandaloso di fronte al dolore dell’uomo. Ma dinanzi alla solitudine e al silenzio Giobbe non cessa di rivolgersi a Dio. Per questo Giobbe non è tanto la figura della pazienza e della rassegnazione, come la si è voluta tradizionalmente dipingere, bensì una figura della lotta. La sua fede non cede ma insiste nell’incontrare Dio faccia a faccia» [pagg.189-190].
Massimo Recalcati dà quindi spazio al libro del Qohelet o Ecclesiaste e al tema della caducità della vita, mai tanto presente nella Bibbia come in questo libro. Tutto è un soffio. Se da una parte il testo biblico ci propone un uomo creato a immagine di Dio, dall’altra ci propone l’umano che torna inesorabilmente al nulla da cui proviene. L’uomo come splendore e polvere insieme. Naturalmente l’uomo ispirato da Dio e autore del libro sapienziale ci invita, proprio perché la vita è un soffio, a cercare Dio e ad affidarsi totalmente al Suo progetto per noi.
Il libro di Recalcati andrebbe letto non soltanto per condividere o meno le tesi dell’autore, ma soprattutto per liberarci una volta per tutte dall’idea che i miti presentati nella Bibbia siano banali favolette da raccontare ai bambini o, ancora peggio, storie da interpretare letteralmente. I generi letterari usati nella Bibbia sono numerosi (il mito, la saga, la storia, la profezia, la parabola….). Citiamo Bruno Barberis dal suo libro La BIBBIA. Una storia, due autori: Dio e l’uomo, da noi presentato mesi fa: «Il mito ci racconta, sotto forma di storia, realtà che sono al di là del tempo e dello spazio, che sono il fondamento della vita umana. I miti nascono allo scopo di riflettere sui grandi interrogativi che interessano l’uomo: da dove viene il mondo? Perché l’uomo esiste? Perché la sofferenza? Perché la morte? Perché l’attrazione tra i sessi? Perché molti popoli e molte lingue? …Invece di trattare tali problemi in modo astratto ed erudito, i miti lo fanno sotto forma di storie ambientate in un mondo immaginario e in un tempo antecedente la comparsa dell’uomo, il tempo degli dei. Le storie mitiche sono pertanto le prime profonde riflessioni dell’umanità».
Aprile 2024
Le nostre adozioni internazionali (rendiconto 2023 - I trimestre 2024)
Un sincero grazie a tutta la comunità pinese, sensibile e generosa a questo progetto, coordinato dalla Diocesi, che investe tutto il nostro pianeta sostenendo il futuro di bambini e ragazzi che cercano una loro via di vita e di dignità.
Esponiamo di seguito alcuni numeri importanti che danno la dimensione del nostro impegno
Grazie
In questo riepilogo per età non sono presenti le adozioni nella forma di gruppo, presenti in
- Argentina
- Brasile
- Colombia
- Kenya
- Libano
- Liberia
- Madagascar
- Peru'
- Tanzania
- Thailandia
- Uruguay
Ringraziamento da Jangany per il sostegno scolastico
Nella foto padre Tonino, missionario a Jangany. Pasqua 2024. Liturgia della Luce.
Carissimo parroco don Mimmo e carissimi tutti della comunità di Pino Torinese,
ancora ricordo il giorno in cui sono stato con voi in occasione della mia visita in Italia: era il 19 novembre 2023. Mi sono sentito molto accolto ed è stata un’occasione nuova per me, di amicizia e di conoscenza. Il padre Tonino, che bene conoscete ho visto anche nelle scuole, non ha potuto venire per il difficile viaggio da fare, e sono venuto io, nuovo responsabile della Missione di Jangany.
Siamo lontani geograficamente ma vicini nell’amicizia e negli aiuti concreti che da tanti anni riceviamo da voi, in momenti di difficoltà come la carestia e soprattutto per l’aiuto scolastico. La scuola è stata per noi occasione di far crescere le persone, umanamente e spiritualmente.
Sono con questa mia lettera a ringraziarvi per le offerte che abbiamo ricevuto di 7.130€, corrispondenti ai nostri circa 35.000.000 Ariary. Con questi soldi ben 234 bambini e ragazzi potranno frequentare la scuola Sainte Marie per un anno intero. Ce ne sono 1.000 quest’anno ma di questi dobbiamo pensare che 700 sono poveri e non riuscirebbero a pagare la retta scolastica con cui dobbiamo pagare gli insegnanti e i materiali scolastici.
Grazie dal profondo del cuore a nome mio personale, di padre Tonino, di suor Annick responsabile della scuola e di tutta la nostra comunità cristiana
Si avvicinano i giorni della Pasqua, non mancheremo di essere insieme con voi e di ricordarvi nella preghiera. I miei più sinceri auguri a tutti voi.
18 marzo 2024. Padre Jean Marcel Fahamaro
Très cher révérend Don Mimmo et chers membres de la communauté de Pino Torinese,
je me souviens encore du jour où j'étais avec vous lors de ma visite en Italie : c'était le 19 novembre 2023. Je me suis senti très bien accueilli et c'était pour moi une nouvelle occasion d'amitié et de connaissance. Le Père Tonino, que vous connaissez bien et que j'ai vu aussi dans les écoles, n'a pas pu venir à cause du voyage difficile qu'il devait faire, et c'est moi, le nouveau chef de la mission de Jangany, qui suis venu.
Nous sommes éloignés géographiquement mais proches par l'amitié et par l'aide concrète que nous recevons de vous depuis tant d'années, dans les moments difficiles comme la famine et surtout pour l'aide scolaire. L'école a été pour nous l'occasion de faire grandir les gens, humainement et spirituellement.
Par cette lettre, je tiens à vous remercier pour les dons que nous avons reçus, d'un montant de 7 130 €, correspondant à environ 35 000 000 Ariary. Avec cet argent, 234 enfants et jeunes pourront fréquenter l'école Sainte Marie pendant une année entière. Ils sont 1 000 cette année, mais il faut penser que 700 d'entre eux sont pauvres et ne pourraient pas payer les frais de scolarité avec lesquels nous devons payer les enseignants et le matériel scolaire.
Je vous remercie du fond du cœur en mon nom, en celui du Père Tonino, de Sœur Annick, responsable de l'école, et de toute notre communauté chrétienne.
À l'approche de Pâques, nous ne manquerons pas d'être avec vous et de nous souvenir de vous dans la prière. Je vous adresse à tous mes vœux les plus sincères.
Le 18 mars 2024. Père Jean Marcel Fahamaro